Altro riferimento normativo importante è il titolo, il preambolo e il comma 1 della legge 4 agosto 1955, n. 848.
http://www.privacy.it/archivio/legge1955848.html
“Ratifica della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.
Si tratta di una legge ispirata alla Dichiarazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani firmata a Parigi il 10 dicembre 1948. https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf
I passaggi burocratici che hanno portato a questa ratifica sono passati attraverso un Consiglio d’Europa riunitosi nel 1950, nel 1952, per approdare infine alla ratifica italiana del 1955.
La tracotanza linguistica, androcentrica italiana, si spinge al punto di stravolgere completamente lo spirito della Dichiarazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani. Nel preambolo della legge 4 agosto 1955, n. 848. Si scrive: «I Governi firmatari, Membri del Consiglio dell’Europa, considerata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, proclamata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948…»
In un attimo è stata fatta piazza pulita della battaglia che fu condotta dalle delegate soprattutto sudamericane, Frieda S.Lidiker, Amalia Ledon, Minerva Bernardino (per fare qualche nome), per imporre la dicitura diritti umani e non diritti dell’uomo nella Dichiarazione del 1948. Erroneamente si riporta, in web, la scrittrice indiana Halma Metha come propositrice della dicitura ‘diritti umani’.
Non è stato facile recuperare i lavori preparatori dell’Assemblea delle Nazioni Unite che portarono alla firma della Dichiarazione. Ringraziamo Maria Palma, della Biblioteca Parlamentare, che è riuscita a trovare e a fornirci tutti i riferimenti. https://research.un.org/fr/undhr
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